Porta Grande: storia e rinascita
a cura di Mariangela Rendini
–Porta Grande la storia e la rinascita–
Porta Grande ritorna in stampa dopo tre mesi di interruzione, riparte e lo fa alla vigilia del quindicesimo anniversario della sua nascita. Il direttore Mario Saponaro ha vissuto in prima persona l’evoluzione di ciò che nasce come un sogno supportato e condiviso: un giornale locale dedicato a Cisternino. In questa intervista ci fa rivivere la storia del mensile narrando con emotività le criticità insorte negli anni, le difficoltà che hanno generato la sua esposizione e l’affetto per lo staff. Il direttore presenta anche le novità che porterà con sé questa rinascita e invita i lettori ai prossimi eventi.
Quando è nata la passione per il giornalismo?
«Sono tornato a Cisternino nel ’99 e al mio ritorno i Salesiani stavano vivendo un momento di decadenza. Il direttore don Angelo Draisci pensò di richiamare gli ex animatori e li convocò per far ripartire l’istituto. Sono stato animatore per anni, ero uno dei primi».
Hai risposto a questa convocazione?
«Sì e ho accettato. Tra le attività che vennero proposte c’era la redazione di un giornalino parrocchiale. Ho sempre amato il giornalismo e sentivo che quella era l’attività di cui potevo occuparmi. Così nacque l’Arca».
Chi era il direttore dell’Arca?
«Un sacerdote di Napoli iscritto all’ordine dei giornalisti che ha assunto la direzione del giornale garantendo la sua disponibilità per un tempo limitato. Grazie a lui ho potuto iscrivermi all’ordine dei giornalisti».
Trattavate notizie di cronaca locale?
«Sì, ma eravamo molto limitati perché legati a una struttura cattolica, purtroppo anche per questo motivo c’è stata la chiusura del giornale nel 2004».
Si potrebbe dire che Porta Grande nasce dopo una lunga esperienza di tirocinio con l’Arca. Sapevi ormai come muovere i tuoi passi.
Porta Grande la storia e la rinascita
«Sì, esatto. Qualche mese dopo la chiusura dell’Arca, insieme ad alcuni amici abbiamo sentito la necessità di far nascere un giornale dedicato al paese che fosse laico, libero e generalista».
Chi ti è stato accanto in modo determinante per la nascita di Porta Grande?
«Eravamo in tanti, ma ricordo in modo particolare Vittoria Siliberti, Antonella Caramia, Domenico Lacenere, Claudio Siliberti, Maria Semeraro, Giampiero Leo, Gloria Erriquez e Alessio Punzi».
Come nasce il nome del giornale? Avevi altre idee?
«Il nome nasce da un’attività referendaria, ho consultato più persone che io reputo autorevoli nel mondo della cultura e nel sociale chiedendo di fare alcune proposte. Alla fine ho scelto il nome Porta Grande per il suo valore simbolico: è il punto di unione della Torre Civica e della Chiesa Matrice, raccordo tra il potere laico e il potere religioso. Una porta d’accesso al paese che si affaccia sulla Valle d’Itria».
15 anni fa, nel luglio 2005 è stata pubblicata la prima copia del giornale. Come ti sei sentito quando hai sfogliato la prima copia?
«Un’emozione fortissima. Era la nascita di una creatura. Ero emozionato e allo stesso tempo mi tremavano le gambe per la responsabilità che sentivo sulle spalle. Sapevo che avrei avuto nel tempo tante soddisfazioni, ma anche tante difficoltà».
Chi erano i primi lettori? Gli stessi dell’Arca?
«Sì. Con i nostri lettori abbiamo sempre avuto un rapporto interattivo ascoltando le esigenze informative che avevano. Questo è un aspetto che non traspare ma noi siamo sempre stati attenti alle loro aspettative, trattando temi di maggior interesse. Nel tempo questa attenzione ha creato un rapporto di fiducia che si è lentamente consolidato».
Come hai pubblicizzato inizialmente il giornale?
Porta Grande la storia e la rinascita
«Con manifesti, pannelli e organizzando tantissime attività. Avevamo anche un’auto che passava nel paese comunicando mensilmente l’uscita del giornale. Era una Fiat Croma verde acqua che Francesco Puppi, grandissimo collaboratore di Porta Grande, rese bianca curandone ogni dettaglio estetico; ci era stata regalata.
La produzione di un giornale, soprattutto nella fase inziale, prevede delle spese di cui ci si fa carico. C’è stato un momento in cui hai pensato di abbandonare questo progetto?
«La fase iniziale non è stata semplice ma ci sono stati due momenti successivi più difficili. Il primo 7 anni fa a causa di un aumento di costi nella stampa e nella distribuzione che ci ha messo nelle condizioni di aumentare il prezzo di copertina. In quella occasione abbiamo convocato una riunione con i lettori per valutare delle strategie da mettere in atto. Il secondo momento, il più devastante, qualche mese fa con il Coronavirus. Anche in questo caso abbiamo fatto un appello ai lettori».
Questa seconda volta hai temuto di perderlo davvero il giornale?
«Sì, questa volta sì… Però il lavoro di questi anni ha fatto sì che Porta Grande diventasse il giornale di tutti. Ci è bastato lanciare un SOS e abbiamo visto davvero tanta vicinanza che ci ha permesso di superare questo momento critico».
C’è sempre stata un’interazione con i lettori, tutte le volte che sono sorti dei problemi; come una vera e propria famiglia, il giornale li ha affrontati con loro. Lo senti l’affetto che i cistranesi hanno per questo giornale?
«Sì. E io ho sempre pensato a questo giornale come a uno strumento di proprietà del territorio. Non ho mai pensato che fosse mio, di una persona fisica, infatti l’editore è una associazione non lucrativa: Pro Cisternino. Amo considerare Porta Grande un fascicolo di storia locale dove ognuno trova il proprio spazio».
Quanto ha influito la tua vita politica nella redazione di questo giornale?
«Molto, ma solo sulla mia persona, non sul giornale, e ho pagato il prezzo di questo mio coinvolgimento. Ho sempre scisso la mia esperienza politica da quella giornalistica, infatti spesso ho preferito non trattare alcune tematiche e ho lasciato spazio a persone in totale disaccordo con la mia visione politica».
Pensi che siano state colte questa libertà e questa posizione apolitica?
«Non completamente. Molti a oggi hanno un pregiudizio che li porta a non leggere il giornale sulla base della mia visione politica, senza mai notare che spesso a scrivere sono persone della loro stessa fazione».
Ti sei mai trovato nella necessità di dover scendere a compromessi pilotando una informazione, scegliere di non esporti o di non pubblicare un articolo?
«Porta Grande non può permettersi di pilotare delle notizie. In un paese così piccolo la verità verrebbe fuori immediatamente e sarebbe squalificante per il giornale. Mi son trovato nella posizione di dover dare notizie scomode, anche quando riguardavano persone a me care. Sono stato contattato delle volte e mi è stato chiesto di non scrivere o di scrivere determinate notizie in un certo modo, ma io non sono mai sceso a compromessi e ho concesso a tutti una trattazione delle notizie garantista».
La coesistenza di questa doppia identità è costata sicuramente fatica: uomo politico e direttore di un giornale locale. Quanto questa scelta ti ha privato di un consenso pubblico, compromettendo la tua vita politica?
«Abbastanza. La mia attività giornalistica delle volte mi ha posto in una condizione molto scomoda rispetto ad alcuni temi che ha penalizzato la mia vita politica».
Porta Grande la storia e la rinascita
Inevitabilmente hai dovuto fare una scelta: quale ruolo hai fatto prevalere?
«Sì. E ho scelto di far prevalere il mio ruolo giornalistico. Per me vale molto di più, perché mi consente di scavare e di riportare in modo oggettivo una notizia ai lettori. Per farlo è fondamentale tenere distinti i due ruoli».
Oggi Porta Grande è attiva anche sul web e nella nostra piccola realtà locale c’è la coesistenza di un blog che si potrebbe definire l’attuale concorrente. Quanto ha agito sull’influenza della tua testata la nascita di questo blog?
«I blog sono degli spazi digitali dove ognuno è libero di condividere il proprio pensiero, Porta Grande invece è una testata giornalistica che deve rispettare tutta una serie di requisiti sia da un punto di vista deontologico che fiscale. Io credo nella libertà di parola e non percepisco la coesistenza di questo blog come una concorrenza, sono due realtà che possono assomigliarsi, ma sono due mondi totalmente diversi».
Quando hai realizzato che Porta Grande era diventato ormai il giornale del paese e che questa identità veniva attribuita dagli stessi cittadini e non era più semplicemente un tuo sogno?
«Non c’è stato un momento preciso, è stata una sensazione che ho maturato nel corso del tempo, andando avanti. Ci sono momenti in cui emerge, lo realizzi in alcune circostanze, ma è un processo graduale e continuo».
Cosa ti ha dato questo giornale?
«Tantissimo, ho imparato tanto. Questa mia esperienza giornalistica mi ha permesso di avere un bagaglio di conoscenze, grazie al quale ho un approccio diverso anche nella mia vita privata e professionale. Ho avuto modo soprattutto di tessere rapporti umani che per me oggi sono fondamentali».
Cosa ti ha tolto?
«Delle volte il mio ruolo giornalistico mi ha messo in cattiva luce, ma posso dire che è molto più ciò che ho ricevuto che ciò che ho dato».
Hai mai pensato di collaborare con altri giornali?
«Sì, ci ho pensato spesso, ma sono limitato dal mio lavoro che non mi consente di avere molto tempo libero».
Come una fenice che risorge dalle ceneri, Porta Grande dopo tre mesi di interruzione della stampa riparte, e lo fa con delle novità.
«Sì, la grafica sarà diversa e verranno pubblicati sul giornale gli articoli di approfondimento, lasciando soprattutto al web gli articoli di cronaca aggiornati. Insomma la coesistenza del web e del cartaceo si compenseranno, il lettore sentirà la necessità di consultare entrambi. Spesso verranno trattate le stesse notizie, ma in un modo diverso».
La 181ª edizione cartacea verrà consegnata agli abbonati in modo speciale.
«Sì, questo mese i redattori, me compreso, consegneranno di persona ad alcuni abbonati le copie del giornale, è un nostro segno di gratitudine».
Porta Grande la storia e la rinascita
Per il 15° anniversario di Porta Grande, il 28 Giugno ci sarà un evento che coinvolgerà i lettori in questa rinascita del giornale.
«Sì, è come se fosse una festa di riproposizione. Porteremo la copia di luglio 2020 ai nostri lettori come la copia della rinascita e la presenteremo. Gli obblighi del distanziamento sociale limiteranno la partecipazione e abbiamo pensato di compensare questo disagio con delle dirette su Facebook dalla pagina del giornale».
Come sarà organizzata la serata?
«Ci saranno momenti tematici in cui tratteremo argomenti specifici con la presenza di un moderatore che sarà uno dei redattori e la presenza di due o tre ospiti. Ci sarà anche una mostra nella quale esporremo tutte le copie del giornale pubblicate fino ad ora».
Si ripeteranno con una cadenza regolare questi eventi?
«Sì, se l’evento del 28 andrà bene, l’intento è quello di riproporre eventi simili con cadenza settimanale. Vogliono essere momenti di confronto su svariati temi».
Parlaci del tuo staff. Al momento quanti collaborano alla realizzazione del giornale?
«Siamo circa venti persone, è un gruppo variegato, ultimamente si sono aggiunte nuove importanti collaborazioni e spero che ce ne siano ancora. Siamo tutti volontari uniti dalla passione per il giornalismo, parte dello staff si occupa anche della parte organizzativa e logistica».
La redazione vede una organizzazione interna settoriale e specifica per ogni tematica: chi sono i capi servizio?
«Luigi Demola si occupa della politica, Dora De Vito dell’attualità, Francesco Punzi delle imprese e dei mercati, Elena Baccaro dell’agricoltura e dell’ambiente, Angelo Semeraro del sociale, Giovanni Canzio della salute, Gloria Erriquez della cultura, Antonella Caramia dello spettacolo e Giampiero Leo dello sport».
Chi fa parte della direzione e dello staff redazionale?
Antonietta Mastromarini è la coordinatrice di redazione e Vittoria Siliberti l’art director, mentre Tina D’Errico è il capo editor, Myriam Punzi l’editor e Vincenzo Convertini è il responsabile delle riprese video.
Fra i fotografi e appassionati che ci offrono il loro lavoro non posso non menzionare Antonio Marangi, Angelo Scarafile, Piergiorgio Zizzi e Vito Zizzi».
Ci sono poi i redattori, le voci di questo giornale.
Porta Grande la storia e la rinascita
«Fondamentali, come tutto lo staff. Ne fanno parte Maria Rosaria Acquaviva, Silvia D’Ecclesiis, Stefania Maggiolini, Gabriella Magno, Massimo Perna, Elisa Sabatelli, Daniele Scarafile, Miriam Semeraro e Francesco Soleti».
Nel tempo alcuni collaboratori hanno lasciato la redazione: chi ricordi con nostalgia?
«Sono più di 60 i collaboratori che hanno fatto parte della redazione nel tempo; ne conservo tutt’ora un affettuoso ricordo. Mi vengono in mente Tiziana Biunno, Dina Di Leo, Donatella Guida, Nino Scarafile, Maria Palazzo, Vitamaria D’Amico, Donatello Caramia, Nicola Vignola, Rosalba Caramia, Antonio Soleti, Orazio Longo, Roberto Pinto, Leonardo Convertini, Silvia Lorusso, Francesco Carparelli, Giuseppe Lupoli, zio Niko e tanti altri collaboratori occasionali. Nello staff gestionale, invece, ricordo Enza Zizzi, Serena Marangi e Annamaria Petronelli».
Circa venti persone ogni giorno curano con dedizione e costanza quello che all’inizio era solo un sogno: come ti fa sentire questo?
«Da un punto di vista sentimentale questa è la parte più bella. Io considero lo staff la mia seconda famiglia. In questa redazione ci sono persone che hanno un ruolo importante nella mia vita privata, si sono creati rapporti di amicizia importanti. Ripercorrendo la storia di Porta Grande il mio pensiero inevitabilmente va anche a Mario Zizzi, grandissimo collaboratore e sostenitore del giornale che per anni è stato il direttore della fotografia.
Estendendo il concetto di famiglia e volgendo uno sguardo agli abbonati vorrei chiederti: quanti sono gli abbonati al momento?
«Sono quasi duecento. Sono quelli che hanno sostenuto più di chiunque altro il giornale nei momenti di crisi. Tuttavia, ogni lettore per noi è molto importante, riponiamo grande rispetto in ognuno di essi quando scriviamo un articolo osservando i principi di verità e limitando le interpretazioni personali».
Cosa vuoi lasciare di te ai tuoi lettori sulla base di questa esperienza di vita che hai vissuto per 15 anni nella redazione del giornale?
«La mia passione che guida da anni la cura di questo giornale e l’attenzione che poniamo ad ogni singola notizia. Vorrei che i nostri lettori non leggessero questo giornale per curiosità di pettegolezzo, ma per una curiosità alimentata dalla necessità di conoscenza che consenta loro di formulare un pensiero e una posizione personali».
Porta Grande la storia e la rinascita