Il 25 Aprile tra passato e presente
Pagine di Resistenza
“Ma il paese è in festa e saluta i soldati tornati, mentre mandrie di nuvole pigre dormono sul campanile, ed ognuno ritorna alla vita, come i fiori dei prati, come il vento di aprile”.
Queste bellissime parole provengono dalla poco celebre canzone di Francesco Guccini, denominata “Quel giorno d’aprile”.
Il protagonista di questa canzone è solo uno però,
diversamente che in altre canzoni, non è un essere animato né tantomeno un sentimento, bensì una data: 25 aprile.
Ma perché è così importante festeggiare questo giorno, se nemmeno gli italiani, almeno non tutti, forse conoscono le ragioni per cui viene festeggiato?
Ecco, cercheremo di spiegarveloin breve: nel corso della Seconda guerra mondiale un evento spacca in due l’Italia e i suoi abitanti, l’armistizio dell’8 settembre 1943.
A seguito di ciò, nessuno sa più come comportarsi, tant’è che i soldati italiani, disorientati, non sanno più a chi obbedire, dove andare o cosa fare.
È proprio in questo particolare momento storico che nasce, per iniziativa di antifascisti, militari del dissolto esercito e operai, la Resistenza, ovvero brigate di partigiani che, intonando all’unisono “Bella ciao”, tentano di cacciare via dal Bel Paese i nazifascisti.
A questo punto c’è da chiedersi: fu al contempo sia una guerra di liberazione contro lo straniero che una guerra civile? Beh, sì.
L’azione della Resistenza fu coordinata dal Cln (acronimo di Comitati di Liberazione Nazionali) tramite cui si arrivò, dal 23 al 26 aprile, alla liberazione di Genova, Milano e di tutte le città del Nord dall’occupazione,
anche se, dal ’46 a oggi, è il 25 il giorno ufficiale della disfatta del duo Hitler-Mussolini.
Proprio quest’ultimo fu poi catturato e fucilato il 28 aprile del medesimo anno – dopo aver rifiutato di arrendersi, determinando quindi altre devastazioni – mentre tentava di fuggire in Svizzera travestito da soldato semplice tedesco.
Ecco spiegato il perché della rilevanza di tale giornata.
Alcuni si chiederanno: “E allora, perché molti credono non sia un giorno da festeggiare?”.
Anche questa è una domanda legittima a cui, sinceramente, neanche noi avremmo saputo rispondere senza prima aver studiato quei tragici eventi e senza l’utilizzo di Internet.
Una spiegazione la si può trovare nelle recenti parole dello storico Luciano Canfora, il quale afferma: “È la data più importante della metà del Novecento.
Eppure non è mai stata accettata da una parte del Paese.È la prova provata del fatto che il problema dell’eterno fascismo (per citare Umberto Eco) in Italia è ancora aperto”
(fonte https://bari.repubblica.it/cronaca/2019/04/22/news/25_aprile_l_appello_di_luciano_canfora_il_fascismo_non_e_morto_andiamo_in_piazza_-224604952/ ).
Crediamovivamente che una data così importante per l’Italia intera non possa assolutamente essere dimenticata.
Aborriamo la richiesta dell’esponente di FDI La Russa, il quale ha proposto la “conversione del 25 Aprile in giorno del ricordo delle vittime di tutte le guerre del Coronavirus”.
Ci sono centinaia di giorni liberi nel calendario.
Dev’esser necessariamente cancellato nella memoria di tutti il sacrificio di migliaia di uomini?
Lo crediamo perché “Questo è il significato della lotta, il significato vero, totale, al di là dei vari significati ufficiali.
Una spinta di riscatto umano, elementare, anonimo, da tutte le nostre umiliazioni”, come scrive Italo Calvino ne “Il sentiero dei nidi di ragno”,
attraverso il discorso del suo personaggio Kim.
Tra le sue parole si annida il senso di “Liberazione”, di “lotta”, che oggi più che mai devono ritrovare un posto nella nostra coscienza.
Ma la Liberazione non è soltanto la destituzione di Mussolini, è, soprattutto, emancipazione, partecipazione attiva, impegno politico.
Sono, queste, pagine di Resistenza che testimoniano la voglia di redenzione, di affrancamento per i quali i partigiani hanno immolato le proprie vite,
pagine che costruiscono la storia della nostra Repubblica, la cui esistenza pone delle profonde radici nella lotta antifascista.
La Liberazione, oltre al susseguirsi dei momenti storici che arrivarono a determinarla, è la comunione di intenti che accompagnava e avvicinava gli uomini e le donne che hanno combattuto per la causa.
Possiamo, dunque, considerare questa battaglia una sorta di “nuovo Risorgimento” per l’Italia, che vede finalmente appagati i suoi desideri di rivendicazione e di autonomia.
Una rinascita conquistata, però, con il sacrificio dei molti, le cui gesta sono finite nella dimenticanza dei nostri giorni.
Da una parte la Memoria, dall’altra l’Impegno.
Perché la libertà non è un ideale fine a sé stesso, ma va considerato in relazione a un contesto di comunità e di dedizione verso la stessa.
Proprio come cantava Gaber nella sua canzone, “La libertà non è star sopra un albero, non è neanche il volo di un moscone, la libertà non è uno spazio libero, libertà è partecipazione”.
Concetto che il partigianato aveva già ben compreso, lottando per la causa.
E non dimentichiamo chi, come i nostri partigiani, combatte ancora per conquistare la propria autodeterminazione e liberarsi dall’oppressore,
proprio come i curdi, privati di un luogo da chiamare patria, costretti alla sottomissione e alla diaspora.
Ecco perché, ai tempi del Covid-19, in cui è ristretta, per causa di forza maggiore, la libertà fisica, dobbiamo ricordare di avere anche un altro tipo di libertà, che è quella dell’impegno civile e politico, fondamentale per la nostra stessa natura di uomini come “animali sociali”.
Emilia Urgesi, Gianluca Marangi