Dopo il basso Salento, anche nell’alto Salento si diffonde il batterio della Xylella
-di Marzia Galasso-
A causa del mancato intervento tempestivo nel blocco del batterio della Xylella nella zona del Basso Salento, inevitabile è stata la sua diffusione nella zona alta che corrisponde alla parte settentrionale della provincia di Brindisi.
Sul sito Emergenza Xylella della Regione Puglia sono pubblicate dieci nuove comunicazioni Selge (i laboratori che si occupano, tra le altre, anche della prevenzione circa la diffusione di organismi nocivi che possano avere un impatto economico importante) che informano circa il ritrovamento di 136 piante d’olivo infette, di cui 2 nella zona cuscinetto del territorio di Monopoli, essendo queste due piante distanti dalle altre, si può effettivamente parlare di nuovi focolai.
Gli altri alberi individuati sono nella zona di contenimento delle provincie di Brindisi e Taranto, nello specifico:
- Cisternino (24);
- Fasano (25);
- Ostuni (72);
- Ceglie Messapica (8);
- Martina Franca (5);
Questi dati portano a confermare la presenza della Xylella nella Piana degli olivi monumentali e nell’altipiano. In particolare, si assiste a una crescita maggiore per l’area di Ostuni. Questa in parte ancora monitorata e a una moltiplicazione dei focolai a Cisternino (nella zona di confine con Ostuni) e a Fasano. Si è passati dai due dell’anno passato ai nove di quest’anno.
Come scritto precedentemente, sono state trovate due piante con batterio nella zona cuscinetto, questa è la fascia che circonda la zona infetta ed è costantemente monitorata. Nel caso in cui dovesse essere trovato un focolaio si procede all’eliminazione della pianta stessa e di tutte le specie circostanti che potrebbe ospitare il batterio. Si comprende bene come la comparsa di ben due di questi focolai nella fascia desti una certa preoccupazione.
Per concludere, si ricordi che da quando il fenomeno della Xylella ha interessato la nostra regione e non solo, diversi sono stati i convegni, le iniziative e le sperimentazioni proposte, tante possibili soluzioni ma, fino a questo momento, ancora nessun risultato vero che possa aiutare ad arginare questo problema che affligge l’agricoltura.