Dobbiamo essere tutti positivi
–dott. Giovanni Canzio–
È fallito il tracciamento dei positivi perché quest’estate il virus del COVID ha circolato liberamente tra i giovani distribuendosi su tutto il territorio, spesso in maniera asintomatica.
Ora, con l’arrivo dell’autunno-inverno, non sarà più possibile fermarlo e quindi sarà necessario chiudersi in una difesa strenua delle persone sensibili e ad alto rischio. Prepariamoci a non contare più i positivi perché basta cercare per trovarne: 10.000, 20.000, 30.000… non cambia nulla.
Quello che conta è il numero di ricoveri da Covid e l’impossibilità di ricoverare i pazienti affetti da tutte le altre patologie che, ancora una volta, saranno penalizzate dalla riduzione dei posti letto e dalla paura di entrare in un ospedale. Se leggiamo i dati ufficiali del Ministero della Salute al 13 ottobre 2020, la Puglia ha presentato solo il 2,80 % dei casi diagnosticati in Italia contro il 32% della Lombardia (ha una popolazione più del doppio), del 10% di Veneto, Piemonte ed Emilia con popolazione simile.
Per un confronto rigoroso, evidenzio che le regioni del Nord hanno avuto circa 1.000 casi ogni 100.000 abitanti; noi pugliesi solo 250. In altre parole, nella prima ondata il Sud è stato risparmiato nel rapporto 1 a 4 rispetto al Nord. Oggi la situazione è diversa perché in estate le carte si sono rimescolate, ma ritengo che i nostri territori hanno sempre un vantaggio strategico dovuto alla maggiore diffusività della popolazione sul territorio, alla carenza di mezzi trasporto pubblici e all’economia più povera.
L’altro elemento che vorrei evidenziare ai lettori di Porta Grande che mi seguono da tempo, è la curva dei casi accertati e dei decessi per fasce di età.
Su 360.000 casi totali di positività al virus del Covid accertati con 36.000 decessi totali correlati, abbiamo riscontrato solo 4 morti da 0 a 9 anni, 0 morti da 10 a 19 anni e 15 morti da 20 a 29 anni. Quasi sempre con patologie gravi associate.
Il numero più alto di decessi, circa 15.000 è avvenuto nella fascia di 80-89 anni in pazienti con comorbidità (cardiopatia ischemica, scompenso cardiaco, insufficienza respiratoria, BPCO, diabete mellito, insufficienza renale, neoplasie).
Da questa analisi si deduce che andare alla ricerca spasmodica dei positivi asintomatici giovani è impossibile. Non sapremmo dove cercare se non con un’esecuzione a tappeto di milioni di tamponi al giorno, ripetuti ogni due settimane.
Impossibile, costosissimo, inutile. Necessita cambiare strategia nazionale e regionale, clamorosamente fallimentare perché centralizzata e in mano a operatori sanitari burocrati. Non ha senso che un medico di famiglia, che conosce tutto e tutti sul suo territorio, non possa avere l’autorità di ordinare una quarantena o di eseguire immediatamente un tampone.
Si insiste molto sulla difesa della scuola in presenza in quanto la clinica del Covid risparmia in maniera assoluta i giovani.
Però i giovani possono portare in casa il contagio e alimentare la fascia di popolazione sensibile: nonni e genitori.
Il virus del COVID
Chiudere le scuole rischia di mandare in giro i ragazzi senza il controllo che oggi è presente negli istituti e quindi renderebbe inefficace il senso della chiusura. Siamo con le mani legate e alla fine, in qualsiasi paese del mondo e in qualunque periodo della storia umana, la soluzione ottimale resta la quarantena generale.
Lo spettro del lockdown totale aleggia sempre come resa totale della scienza, della politica e dell’economia. Probabilmente la soluzione più naturale è la convivenza con il virus fino al suo spegnimento per immunità naturale e per vaccinazione futura. Per avere una immunità di gregge, che difenda anche i soggetti fragili, ci vuole tanto ancora. Almeno 40 milioni di italiani si devono contagiare e sviluppare anticorpi protettivi nel tempo. Secondo alcune stime siamo solo a 4-5 milioni di ex-positivi (accertati e sconosciuti).
Convivere con il virus significa continuare a vivere, studiare, lavorare, produrre, consumare e non avere paura. Il soggetto positivo non deve indurre né curiosità né timore. Anche perché sempre più positivi saranno presenti tra noi in maniera asintomatica o con una febbricola e raffreddore indecifrabili. Dobbiamo accettare di condividere il rischio del contagio, ma anche di ridurlo al massimo.
Le mascherine per il virus sono come le reti delle porte da calcio per fermare le zanzare. Fortunatamente la maggior parte dei virus viaggia all’interno di goccioline di saliva (palloni) che la rete può fermare. Ho fatto questo esempio per ricordare che la mascherina protegge gli altri ma non garantisce se stessi. Il distanziamento è molto più utile come lo è la continua igiene delle mani.
Viaggiare in un mezzo pubblico affollato con la mascherina di stoffa, a pochi centimetri dal vicino, è offrirsi liberamente al contagio.
Quello invece che tutti dobbiamo fare è difendere i soggetti fragili. Gli anziani e i pazienti con pluripatologie devono restare nel loro ambiente domestico e devono limitare i contatti con i giovani. Sei mesi di ulteriore sacrificio per tutti. Ma come tutte le battaglie della storia, sarà inevitabile lasciare vittime sul campo.
Dobbiamo essere tutti i positivi.
Il virus del COVID
22 ottobre 2020