Studenti fuori sede di Cisternino : buone notizie
-di Gloria Erriquez-
Sembrerebbe risolto il grosso problema degli studenti delle province di Brindisi (quindi anche di Cisternino) e Bat che, secondo quanto disposto dall’ Adisu – Puglia, nel mese di giugno scorso, da studenti “fuori sede” sarebbero diventati “studenti pendolari”, perdendo così, in base a un mero calcolo dei tempi di percorrenza medi del trasporto pubblico, il diritto di accedere al bando Adisu benefici e servizi per l’assegnazione delle borse di studio.
Una decisione fortemente penalizzante che avrebbe costretto studenti, potenzialmente aventi diritto, a sobbarcarsi disagi e spese tipici dei pendolari o a dover trovare soluzioni alternative di certo più onerose.
Lo ha dichiarato ieri il Consigliere regionale Fabiano Amati. Il Presidente della Commissione regionale bilancio dice che:
“Gli studenti di Cisternino, Fasano, Bisceglie, Trani e Barletta sono fuori sede e, pertanto, potranno partecipare alle borse di studio del bando Adisu Puglia benefici e servizi. Lo ha deciso il Consiglio regionale approvando la mia proposta di legge. Era accaduto, infatti, che i criteri per considerare gli studenti fuori sede o pendolari fossero stati legati al tempo di percorrenza dei mezzi di trasporto. I residenti in comuni distanti meno di sessantacinque minuti dalla sede universitaria erano considerati pendolari e non fuori sede. Essi venivano così esclusi da ogni forma di sostegno.
Tale criterio infliggeva problemi agli studenti delle provincie di Brindisi e Bat.
Il tempo di percorrenza nel limite di sessantacinque minuti, difatti, rappresenta uno standard teorico ottimale, calibrato sulla corsa e sulla tipologia di trasporto più performanti. Purtroppo i mezzi pubblici non raggiungono quasi mai in tutte le fasce orarie. Ne derivava, allora, che uno standard ottimale teorico stava escludendo di fatto centinaia di studenti, dalla parità di condizioni al diritto allo studio, così come negli anni scorsi era sempre accaduto.
Per questo motivo ho proposto una norma, approvata dal Consiglio. Questa norma qualifica come fuori sede tutti gli studenti residenti in province diverse da quelle in cui ha sede l’Università o l’istituto di formazione”.
Grazie all’immediata reazione degli studenti, alle sollecitazioni delle famiglie, all’attenzione delle forze politiche e soprattutto all’impegno del consigliere Amati, la vittoria del diritto allo studio pone fine a questa incresciosa vicenda.
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