Suor Melisa ci delizia con le sue poesie
Suor Melisa Palumbo è membro della Congregazione religiosa delle Suore Passioniste di San Paolo della Croce, dal 1999 e da qualche anno è arrivata nell’Istituto di Cisternino. Una delle sue passioni è quella di scrivere poesie.
Ha conseguito la laurea in Lettere e Filosofia presso l’università L.U.M.S.A. di Roma, e anche la LM in produzione culturale, editoria e giornalismo nella stessa università.
Suor Melissa ha dedicato gran parte della sua vita allo studio della lingua e della letteratura italiana.
Ha insegnato per quasi due decenni in una scuola del suo Istituto, avendo così l’opportunità di esprimere – nel modo a lei più congeniale – la passione per la vita, la fede, la cultura, la poesia, il teatro, il cinema, il piacere di “imparare a imparare”.
Ha partecipato a numerosi concorsi di poesia conseguendo risultati lodevoli, tra cui Concorso Internazionale di Poesia Inedita – Il Federiciano (poesia scelta per la raccolta Il Federiciano X edizione luglio 2018), l’inserimento nell’Enciclopedia dei Poeti Italiani Contemporanei pubblicata nell’anno 2020 da Aletti editore; menzione di onore per la Rivista Antermem (ottobre 2018 – 32° ed. Premio Montano); i suoi testi sono stati selezionati anche per Poeti e Poesie – collana “mi Illumino d’immenso” e pubblicati nella stessa (2019); e varie.
Coltiva da sempre la sua passione per la letteratura e la poesia, che è – per lei – espressione elevatissima di vita nonché di profondità esistenziale.
Suor Melisa, da quanto tempo sei a Cisternino e come ti trovi?
Mi trovo a Cisternino perché, alla soglia dei miei 40 anni, ho avuto l’esigenza di staccare da un contesto lavorativo e professionale più serrato e strutturato e “ritirarmi” per avere una maggiore disponibilità di tempo e di vita da dedicare al Signore, agli altri, allo studio della scrittura e della poesia.
Sono arrivata in questo splendido posto, Cisternino, il 30 settembre del 2017 e da allora mi è entrato nel cuore e – auspico – di “invecchiare” qui nella bellezza del posto e tra la meraviglia umana mostrata a iosa dai cistranesi.
Da qualche giorno è uscito il tuo libro di poesie Il sussurro del cuore che canta la vita. Come sei arrivata a questa pubblicazione?
L’idea di pubblicare il libro Il sussurro del cuore che canta la vita nasce dall’opportunità che mi è stata offerta dalla casa editrice ilmiolibro.kataweb.it di pubblicare e il mio scopo è quello di mostrare – senza pretesa alcuna – che la poesia è una “cetra d’oro in mano a cantori umani”[1], come afferma Francesco Calvo nel suo saggio L’esperienza della poesia.
La poesia è “una cetra d’oro in mano a cantori umani” perché essa pur appartenendo a potenze superiori – come la cetra d’oro apparteneva agli dei – è un congegno umano.
Riporta e restituisce, esprime e demarca, le realtà che da sempre appartengono all’uomo: vita, morte, gioia e dolore; la poesia semplicemente innesta l’essere nella storia, “l’essere qui”[2] della storia attraverso il vissuto esistenziale, particolare e personale del poeta.
Le sue poesie a quale tipo di lettore si rivolgono?
In un momento storico come quello che stiamo vivendo a livello planetario, dove siamo afflitti da una pandemia da Covid 19 che – invisibilmente e impietosamente – soggioga e dilania e sembra detenere nelle sue mani le redini del cocchiere che conduce le sorti della vita e della storia, questa semplice raccolta è un mero strumento che vuole dare – senza pretese – a chi lo legge la possibilità di reperire se stessi nei sentimenti e nelle emozioni descritte, di compenetrarsi in qualche racconto e di distogliersi e ripararsi – lì dove è possibile – vivendo in poesia (e dunque con enorme spessore vitale) quanto ci accade nel quotidiano della vita ordinaria e in quella quanto straordinaria tanto surreale, che ci è imposta dal Corona virus.
Vedere la vita con gli occhi della poesia, che non è fantasia ma realtà di vita, permette di entrare in contatto con il centro esistenziale di se stessi, e definire la teoresi della propria vita alla luce della quale attingere forza e coraggio e sentirsi condotti da quanto di più imprescindibile pulsa nel proprio cuore e scorre nella linfa vitale dei propri desideri. La poesia è l’ala che ci permette di stanare per volare alto e raggiungere confini che ci apparirebbero altrimenti irraggiungibili.
Ci ha convinto a procurarci una copia del libro. Suor Melissa dove possiamo trovarlo?
Il testo è possibile ordinarlo in forma cartaceo o in ebook al seguente link: http://ilmiolibro.Kataweb.it/libro/poesia/540994/il-sussurro-del-cuore-che-canta-la-vita-2/
[1] Cfr. F. CALVO, L’esperienza della poesia, Bologna 2004, 7.
[2] Ibid., 65.
Il cantautore Giovanni Nuti, che ebbe un sodalizio artistico con la poetessa dei Navigli – Alda Merini – ha detto di Suor Melisa:
«Per Suor Melisa “la poesia è davvero l’anima del mondo”: il “verbo” della parola poetica diventa salvezza, redenzione e trasfigurazione della sua carne.
Nella poesia “Il poeta bacia il dolore”, Suor Melisa delinea la sua poetica, il nucleo inscindibile di cuore, mente, intuizione e fede che sono alla base della sua ricerca.
La poesia nasce dal silenzio ed è “il frutto dell’ascolto”. La poesia di Suor Melisa è ascolto e meditazione: “se non avessi la poesia – dice – non saprei ascoltare / il cuore dell’uomo / e non potrei cantarne / la gioia e il dolore / che abitano il suo cuore”. Il poeta è umile, “si china” sulla vita dell’uomo, non alza la testa e non cammina come il filosofo guardando all’insù e rischiando di perdersi tra le nuvole dell’astrazione e di cadere nel pozzo come nell’aneddoto riferito da Platone.
La poesia non è frutto della nostra mente razionale: la poesia è una danza di parole che avanza con “passi prodigiosi” tracciando una “scia di luce” nel buio della nostra esistenza.
È rischiosa, si danza sempre sul precipizio: come la vita richiede un salto, l’abbandonarsi all’amore. La poesia è rinascita, richiede maturazione: è il “sempre di nuovo” di Rilke, la vita spirituale che nasce dalla metamorfosi del dolore e della morte.
Come è scritto nel Vangelo di Giovanni (3, 1-21: “in verità io ti dico che se uno non è nato di nuovo non può vedere il regno di Dio. […] Bisogna che nasciate di nuovo”) il mondo dell’esistere, nell’angoscia della sua inconsistenza, deve morire e aprirsi all’assoluto: da questa morte, attraverso il dolore, nella parola e nell’umiltà dell’opera umana, rinasce il mondo, tutto trasfigurato nello spirito, o, meglio, il mondo nasce a se stesso per la prima volta.
La parola del poeta, così come il lavoro dell’uomo, danno significato e valore al mondo consentendone la continua rinascita nello spirito.
La parola del poeta, così come il lavoro dell’uomo, partecipa dell’opera divina della creazione, porta avanti l’amore di Dio, “l’amor che move il sole e l’altre stelle” con cui si chiude la Commedia di Dante.
Suor Melisa, come l’ape laboriosa di Alda Merini, osserva con gli occhi della poesia “ogni movimento della terra / dell’uomo / del mondo vivente” e ne coglie “la profondità più recondita e veritiera”. E questa profondità, questa essenza è Amore».